Week-End, un racconto

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Il perché


WEEK-END: un racconto (Storia minimale di un fine settimana passato in famiglia)

Decidere di raccontare un fine settimana descrivendo la “banalità quotidiana” in un reportage fotografico all’inizio degli anni ’80 è stato come scalare una montagna perché non soltanto il soggetto era concettualmente estraneo alla personale formazione, ma perché l’indagatore e l’indagato, coincidevano.
Il riflusso, inteso come il disimpegno dalla lotta politica e sociale che aveva caratterizzato il decennio precedente, aveva ormai tracimato, ma era il mio personale convincimento, sbagliando, che quel periodo non sarebbe durato a lungo. Tanto si discuteva, che con i miei mezzi, quelli dell’arte, decisi di dare il mio contributo al dibattito con una lavoro sul ritorno al privato inteso come momento di riflessione, un passo indietro per ritrovare il giusto equilibrio tra pubblico e privato. Probabilmente, l’approccio che noi giovani del ’68 abbiamo avuto nei confronti dell’impegno, è stato totalizzante fino al punto di negarci quella dose di intimismo necessaria per non perdere la bussola. Sappiamo come è andata.
Quella di raccontare un nostro momento privato, quotidiano, intimo, è stata anche un’azione catartica, un’azione di riappropriazione, di consapevolezza ed è così che il racconto si svolge nell’arco di un fine settimana che inizia con la colazione e mia moglie Dora che si sveglia, poi al mercato per la spesa con il caos del corso principale di Rocca di Papa, il fornaio, il pizzicarolo… il giornale, gli amici e così via, registrando i fatti che nell’arco delle due giornate si sono susseguiti, senza in nessun modo alterare la nostra quotidianità in funzione del reportage, nulla è stato fatto per rendere meno banale il racconto.
Sotto l’aspetto tecnico c’è poco da segnalare nel senso che tutto è stato ripreso con un film in BN esposto per 800 ASA anche quando, come negli esterni, non ce ne sarebbe stato bisogno, per mantenere una omogeneità di linguaggio, con grana vistosa, neri e contrasti forti.

Corinto Marianelli